Le motivazioni e le necessità di chi viaggia sono cambiate rispetto a dieci anni fa. Sono cambiate e stanno cambiando. Sono in continua evoluzione.
I cambi sono dovuti a vari fattori: in primis, l’affermarsi degli ormai “non più mercati emergenti” che immettono sul mercato nuovi viaggiatori, portatori di nuove culture con nuove esigenze;
secondariamente, il cambio di equilibri economici, geopolitici e commerciali; in ultimo, certamente non meno importante, la iper sensibilità mediatica e la ipercomunicabilità degli individui nella era “social” che generano mode e tendenze sempre nuove ed evolute.
Capire questi tre fattori e le loro relative peculiarità è fondamentale.
Le destinazioni turistiche, intese come insieme produttivo, devono essere informate su tendenze, abitudini dei viaggiatori e loro relative evoluzioni per ogni mercato e cercare di proporre, strategicamente, variabili di prodotto ad esse compatibili.
Anche le ricettività, nel loro piccolo, si devono adattare alle evoluzioni del mercato. In effetti, dovrebbero cercare di settorializzare la loro offerta, brandizzarla, segmentarla. Questo è fondamentale per poter raggiungere quanti più potenziali clienti possibili.
Una cosa molto comune tra le diverse tipologie di clienti è il fatto di poter contare su dei servizi tecnologici di primo livello ed avere, laddove possibile, una comunicazione diretta e quasi in tempo reale con i corrispondenti turistici (strutture ricettive, tour operator, agenzie, vettori, musei, ecc.). Fondamentale è la telefonia mobile e tutti i servizi integrati: il cellulare come mezzo immediato di comunicazione e prenotazione. Questo implica una miriade di cambiamenti.
Il primo, e il più evidente specie per le ricettività, è il consolidarsi del “last second” ed abbattimento del “booking window” specie per l’alta stagione.
Secondo le ultime ricerche svolte da TripAdvisor, i viaggiatori hanno voglia di scoprire nuovi luoghi, nuove destinazioni, posti nascosti e meraviglie celate. Hanno voglia di sperimentare cibi ed opzioni
alternative di alloggio, di svolgere attività e fare “esperienze” per dare un senso non solo “presenziale” al loro viaggio. Il 70% degli intervistati vogliono provare
qualcosa di differente nel loro prossimo viaggio.
Thomson, uno dei più grandi TO inglesi, testimonia, cifre alla mano, che i suoi clienti attuali ricercano attività (tipo corsi di cucina, sport, sport estremi, esperienze d’alloggio alternativo, ecc.) tre volte tanto che rispetto il 1990 e ben sei volte tanto rispetto il 1980.
Una domanda che si è fatta sempre più forte è quella d’ interazione e convivialità con la gente locale. Spesse volte i viaggiatori vogliono vivere un pezzettino di vita vissuta, assieme a chi quel luogo lo vive sempre, sperimentando la vita de locale nelle sue note più caratteristiche e positive.
Per le ricettività non basta più fornire un letto e una base d’appoggio. Ci vuole “anima”. Ecco perché si affermano sempre più le micro-ricettività ed ecco perché queste, sottoposte a forte stress concorrenziale, devono saper offrire “un’esperienza”.
Molti alberghi lo fanno già da tempo e centrano l’obiettivo: attraverso ricerca, innovazione, gusto e gli giusti investimenti, le camere degli alberghi di alto livello si trasformano in veri e propri atelier di moda, i loro ristoranti in dei laboratori del gusto e le loro reception in centri poliservizi.
Le strutture extra-alberghiere devono prendere atto di tutte queste considerazioni sin qui espresse.
Devono saper segmentare la loro offerta proponendo più soluzioni d’acquisto possibile, più servizi su cui puntare e raggiungere più canali distributivi possibili.
Devono mantenere delle stagionalità e strategie di prezzo: l’abbreviarsi del “booking window”, la forte concorrenza, la scarsa conoscenza del mercato di alcuni, l’ inesperienza e forse anche
l’ingenuità di altri gestori, portano ad un abbassamento tendenziale delle tariffe anche in epoche di alto afflusso spinti dal timore di rimanere vuoti.
Se dobbiamo parlare poi adattamento del prodotto turistico al “viaggiatore”, si capisce perché si riaffaccino sul mercato gli “artigiani” del viaggio che, attraverso accorgimenti tecnologici, competenza ed intuito proprio dell’uomo, disegnano su misura viaggi per i loro clienti. Ecco spiegato il successo degli operatori “tailor made” che aiutano a trovare la destinazione, il percorso, la struttura, in alcuni casi persino i compagni per i loro clienti.
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